TEMPO DI AVVENTO

E' ora di spogliarsi delle opere delle tenebre e indossare le armi della luce

“E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti. La notte è avanzata, il giorno è vicino. Gettiamo via perciò le opere delle tenebre e indossiamo le armi della luce. Comportiamoci onestamente, come in pieno giorno…” (Rm 13,11-14)

Il tempo di Avvento è tempo di attesa, di attesa di “uno” che però è già venuto. Nel tempo di Avvento si incontrano memoria e profezia, si celebra il ricordo della venuta di Cristo ed assieme l’attesa del suo ritorno. La richiesta della vigilanza postula infatti una attesa: Dio è in cammino verso di noi. Con questa consapevolezza noi ci volgiamo al passato per vivere il presente e attendere il futuro, poiché l’eternità è già qui, è già presente - pur se velatamente - e Gesù è sempre Colui che viene.

Alla luce di questo, “vigilare” significa cogliere il senso dell’esistenza, crescere nella consapevolezza di sé, spendere il proprio tempo in funzione del Regno che viene. Questo differenzia o dovrebbe differenziare chi ha fede e chi non ce l’ha. Paolo parla di “opere delle tenebre”, forse, parafrasando, potremmo anche dire “opere nelle tenebre”, opere di chi vaga senza un senso o un perché, senza uno scopo che lo apra agli altri, che lo renda partecipe ai bisogni del proprio prossimo, senza un fine che non sia quello ristretto della propria persona.

Alla luce di questo, c’è una domanda che è fondamentale per ognuno di noi: se ci annunciassero la fine del mondo cosa faremmo? Continueremmo a fare la nostra vita alla vigilia del giudizio finale oppure no? Ci dobbiamo chiedere anche se nella nostra esistenza è presente l’eternità oppure no. Morire infatti significa aprirsi a ciò di cui si è vissuto sulla terra e la vita eterna non sarà una vita “diversa” da quella che ora viviamo. Perciò per tutti, e soprattutto per un cristiano, è importante chiedersi, se è felice della vita che sta vivendo oppure no. Se pensa che qualcosa debba cambiare nella propria esistenza, se ci sono ferite da sanare, rapporti da ricucire, scelte da fare… e se ci sono, cosa aspettiamo a farle?

Chiediamoci se siamo felici oggi, se la nostra vita corrisponde a ciò che suggerisce la nostra anima, se è sufficiente il grado di sincerità e autenticità con cui ci confrontiamo con la nostra coscienza, se ne ascoltiamo la voce, se sappiamo distinguerla e ne seguiamo le indicazioni. E’ dal grado di sincerità e di autenticità con noi stessi che deriva la nostra serenità, prima dentro di noi e poi nel rapporto con gli altri. E’ da questo grado di sincerità e autenticità che possono nascere risposte vere. È al presente infatti che è donata la salvezza e ogni scelta che viene fatta nel presente può essere un segno della venuta del Figlio dell’uomo. Solo la nostra coscienza, e la sincerità e l’autenticità del rapporto che raggiungiamo con essa, ci consente di vivere l’oggi pienamente e di occuparci del domani senza preoccuparci del domani. A tale proposito possiamo citare il pensiero di uno scrittore tedesco del Settecento, Christian Gellert che ci invita: “Vivi come desidererai di aver vissuto quando sarai sul letto della morte”. In quell’istante supremo certamente vorremo mutare tante nostre scelte del passato: e allora perché non cambiare ora, in corso d’opera, per evitare poi rimpianti?

Non è sufficiente una vita senza Cristo - ribadisce San Paolo - senza scoprire un senso da dare a questa esistenza, senza trafficare i talenti che ci sono stati affidati. Ecco perché Gesù verrà sempre come un “ ladro”: poiché Egli scompiglia e rompe i nostri piani, ma lo fa per il nostro bene, per destarci alla nostra coscienza. La fede e la speranza passeranno, la carità rimarrà!

Ci vuole un’ apertura continua alla novità di Dio. Iniziamo a fidarci di Dio, perché se mi ha mandato ad annunciare, qualcosa succederà. Il mondo cambierà nel momento in cui ci sono persone che credono in quello che fanno. A noi in questo periodo d’avvento viene solo richiesto di dare la nostra adesione totale e senza riserve al piano di Dio. Allora l’avvento non è il momento in cui guardo e predico la conversione in un modo passivo, ma diventa il luogo in cui, con e per tutta e la comunità, scopro la bellezza dell’essere cristiani e l’autenticità della mia fede. Apriamoci alla novità di Dio e chiediamo a Gesù per quale motivo si è incarnato.

BUON AVVENTO A TUTTI !!!

P. Pietro Burek – Rettore del Santuario e Comunità

Invito alla Santa Messa Rorate Caeli

Veglia di preghiera per le nuove vocazioni

“INFIORATA” 2014: CENA DI RINGRAZIAMENTO

La sera di mercoledì 5 novembre, la preziosa Basilica di San Giuseppe illuminata a festa ha accolto un gruppo di persone che hanno collaborato all’allestimento dell’”infiorata”, realizzata in occasione del Corpus Domini di quest’anno. Tutti costoro sono stati infatti invitati dal Rettore del nostro Santuario, padre Pietro Burek, per pregare insieme i Vespri solenni. Guidati dal maestro Enrico Berluti, che con la sua bella voce e al suono dell’organo ha grandemente contribuito a creare un’atmosfera di profonda preghiera e di raccoglimento, i Vespri solenni sono stati il momento più alto della serata: un autentico “assaggio di paradiso”.

Terminati i Vespri, tutti i presenti - insieme alla comunità dei padri Micaeliti - si sono trasferiti nell’Auditorium per una proiezione davvero speciale, preparata con tanta cura dal Rettore stesso: un “collage” di numerose simpatiche foto scattate da p. Pietro stesso nel mese di giugno di quest’anno, durante i lavori di realizzazione dell’infiorata 2014.

Ed infine tutti si sono recati nel refettorio del convento per condividere una deliziosa cena “in famiglia”. Al termine della cena, il Rettore ha manifestato ancora una volta la sua gratitudine a tutti coloro che hanno lavorato per tanti mesi nella preparazione di tutti i materiali per l’Infiorata ed anche a tutti quelli che hanno collaborato al suo allestimento, aiutando in tal modo ad onorare degnamente il Signore che ci ha salvati e redenti col Suo Corpo e il Suo Sangue.

Marina SPINOSA

Solennità di tutti i santi

Oggi la Chiesa ci invita a contemplare tutti i santi, in particolare quelli che non sono elencati nei calendari o in altri cataloghi ecclesiastici, ma che noi abbiamo avuto la fortuna di conoscere e amare, ignoti a tante persone perché non canonizzati, ma che guardano ugualmente Dio "faccia a faccia".

Il contemplare i santi ci porta a riflettere anche sulla santità, una vocazione che investe tutti gli uomini. Proponiamo a tal proposito un brano di un grande santo, recentemente proclamato tale dalla Chiesa: San Giovanni Paolo II.

“Gesù ci chiama ad essere «suoi»: vuole che tutti siano santi.

Cari giovani, abbiate la santa ambizione di essere santi, come Egli è santo!

Mi chiederete: ma oggi è possibile essere santi? Se si dovesse contare sulle sole risorse umane, l'impresa apparirebbe giustamente impossibile. Ben conoscete, infatti, i vostri successi e le vostre sconfitte; sapete quali fardelli pesano sull'uomo, quanti pericoli lo minacciano e quali conseguenze provocano i suoi peccati. Talvolta si può essere presi dallo scoraggiamento e giungere a pensare che non è possibile cambiare nulla né nel mondo né in se stessi.

Se arduo è il cammino, tutto però noi possiamo in Colui che è il nostro Redentore. Non volgetevi perciò ad altri se non a Gesù. Non cercate altrove ciò che solo Lui può donarvi, giacché "in nessun altro c'è salvezza; non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati" (At 4,12).

Con Cristo la santità - progetto divino per ogni battezzato - diventa realizzabile. Contate su di Lui; credete alla forza invincibile del Vangelo e ponete la fede a fondamento della vostra speranza. Gesù cammina con voi, vi rinnova il cuore e vi irrobustisce con il vigore del suo Spirito”.

Dal Messaggio di San Giovanni Paolo II ai giovani per la XV GMG, Anno 2000

Da questo Santuario, BUONA SOLENNITA’ DI OGNISSANTI A TUTTI !!!

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