Cristo Signore è apparso a noi. Venite, adoriamo!

La festa che celebriamo oggi, 6 gennaio, porta il nome di “Epifania”. La parola greca epiphàneia significa “rivelazione”, “manifestazione”. È detto nella Lettera a Tito: “Si è rivelata la grazia di Dio, apportatrice di salvezza per tutti gli uomini . . .” (2, 11), ed ancora: “Si sono rivelati la bontà di Dio, Salvatore nostro, e il suo amore per gli uomini . . .” (3, 4). La rivelazione è appunto lo svelarsi del mistero di Dio salvatore. Vi è uno stretto legame di significato tra l’una e l’altro, tra rivelazione e mistero della salvezza.

Il Creatore ha dato all’uomo la capacità di conoscere il mondo, le cose visibili, i fatti storici; gli ha dato anche la capacità di penetrare con la propria ragione oltre la superficie di ciò che è sensibile. Ma Dio è venuto incontro all’uomo anche parlandogli direttamente. La rivelazione consiste appunto in questo: Dio ha parlato all’uomo rivelandogli ciò che Egli conosce e pensa di se stesso, dell’uomo, del mondo. Così, grazie alla rivelazione, noi conosciamo il pensiero di Dio. Lo conosciamo con la nostra ragione, ma non in virtù della nostra ragione. Ciò che Dio rivela noi lo accettiamo perché ci fidiamo di Lui. Questo nostro affidarci all’autorità di Dio rivelante si chiama fede.

Siamo consapevoli che soltanto Dio stesso può istruire l’uomo sulle realtà divine. Nella Costituzione conciliare Dei Verbum sulla Divina Rivelazione leggiamo: “Piacque a Dio nella sua bontà e sapienza rivelare Se stesso e manifestare il mistero della sua volontà (cf. Ef 1, 9) . . . Con questa rivelazione, infatti, Dio invisibile (cf. Col 1, 15; 1Tm 1, 17) nel suo immenso amore parla agli uomini come ad amici (cf. Es 33, 11; Gv 15, 14-15) e si intrattiene con essi (cf. Bar 3, 38), per invitarli e ammetterli alla comunione con Sé” (n. 2).

Il fatto che Dio abbia voluto rivelare all’uomo la verità su se stesso, verità che è mistero, testimonia che l’uomo è per Dio una creatura molto cara, una creatura fatta a sua somiglianza, l’unica nel mondo visibile con la quale Dio può dialogare, alla quale può affidare la verità su se stesso e sulla propria vita intima, la verità dei suoi divini Misteri…

….I Magi, giunti a Betlemme dall’Oriente, costituiscono le primizie del grande pellegrinaggio della fede, che procede di generazione in generazione, avvicinando gli uomini, i popoli e le nazioni a Cristo luce del mondo. A questo pellegrinaggio, che dura ormai da duemila anni, hanno preso parte molti popoli e molte nazioni. E la luce, che sorse su Gerusalemme nella pienezza dei tempi, non si spegne, ma brilla con fulgore sempre nuovo. Essa illumina il cammino dell’umanità in mezzo alle tenebre, che avvolgono la terra. E continuamente, attraverso la notte di cui parla il profeta Isaia (cf. Is 60, 2), risuona il grido dei pastori, dei Magi, di tutti i credenti di ogni epoca: “Christus apparuit nobis, venite adoremus!”.

Dall’Omelia del Beato Giovanni Paolo II, Solennità dell’Epifania del Signore, 6 gennaio 1996

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